Massimo Castri torna a Pirandello e a "Così è (se vi pare)", dopo l’edizione teatrale che gli valse il Premio Ubu per la miglior regia nel 1980 e dopo una memorabile edizione televisiva con Valeria Moriconi.
Per questo nuovo allestimento, che debutta il 6 novembre al Teatro Storchi di Modena (in replica dall´8 all´11), il regista toscano impegna un cast giovane, frutto della scuola di Alta Formazione, organizzata da Emilia Romagna Teatro Fondazione grazie al finanziamento del Fondo Sociale Europeo e della Regione Emilia-Romagna.
Il corso ha coinvolto dodici giovani attori, tutti usciti da scuole di teatro, alcuni anche con esperienze professionali significative al proprio attivo. In questo senso esso si è configurato quasi come una masterclass, per cui è stato possibile focalizzare il lavoro su un aspetto specifico della recitazione – il sottotesto - senza doversi preoccupare delle basi.
Massimo Castri, accettando di mettersi al lavoro con questi allievi, è tornato a un progetto formativo organico, fedele alla sua antica propensione alla formazione attuata prima alla Scuola Civica, poi all’Atelier Costa Ovest, infine come direttore del Teatro Stabile di Torino.
La decisione di mettere in scena Così è (se vi pare) è stata presa solo nel mese di maggio, dopo aver ben conosciuto gli allievi. Ed è stata un’idea funzionale al gruppo - a partire dall’equilibrata distribuzione dei ruoli tra attori e attrici (sei più sei) che la commedia prevede – pur mantenendo sempre in primo piano l’aspetto formativo.
Lo spettacolo, dopo il debutto modenese, verrà riproposto in numerosi teatri della regione, fra cui il Mac Mazzieri di Pavullo nel Frignano (15 novembre), il Nuovo di Mirandola (20), il Bonci di Cesena (dal 22 al 25), l’Arena del Sole di Bologna (dal 27 novembre al 9 dicembre) e il “Testoni” di Casalecchio di Reno (12-13 dicembre).
La trama
Tratta dalla novella La Signora Frola e il Signor Ponza, la commedia mette in scena una sorta di crudele indagine, condotta nel salotto borghese del consigliere Agazzi, ai danni del Signor Ponza e della suocera Signora Frola, per stabilire chi di loro sia pazzo. I due vengono prima interrogati separatamente, quindi messi a confronto, senza che però che si riesca a giungere alla verità. Infine il Prefetto impone al suo sottoposto Ponza di convocare la moglie, l’unica persona che possa dire una parola definitiva sulla propria identità: è davvero la figlia della signora Frola (che il Ponza, pazzo, costringe a vivere lontana dalla madre) o è invece la seconda moglie di Ponza, sposata dopo la morte della prima moglie, figlia effettivamente della signora Frola (la quale, pazza, crede di riconoscere sua figlia nella seconda moglie del Ponza)? La signora Ponza, il volto celato da un fitto velo nero, lascerà l’interrogativo senza risposta. Premettendo che la sventura va tenuta nascosta perché il pietoso rimedio sia efficace, la donna dichiara di essere contemporaneamente la figlia della signora Frola e la seconda moglie del signor Ponza, e di per sé nessuna (“io sono colei che mi si crede”). Su tutti risuona la risata di Laudisi, unico personaggio che teorizza l’impossibilità di conoscere la verità.
Dove per Giovanni Macchia il palcoscenico pirandelliano è un «poliziesco luogo di tortura, ove gli uni si fanno carnefici degli altri», l’autore sostenne di volere la sua opera come una “sfida alle opinioni del pubblico e soprattutto alla sua quieta morale… o immorale”.
In Così è (se vi pare), andato in scena per la prima volta nel 1917, sono presenti tutti i temi del teatro di Pirandello, già formulati ed eretti a poetica nel saggio su L’umorismo, e che troveranno definitiva espressione in Uno, nessuno, centomila: il realismo mescolato al fantastico, l’esplorazione della problematica dei ruoli sociali, l’identità personale minacciata dallo sguardo degli altri, il riflesso reciproco del reale e del teatro, la sfida alle opinioni correnti, penetrando nelle zone indefinite dell’ inconscio, dell’utopia e del mito.
Info: 059 2136011
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